Utu-Tuuli Jussila
Härmä / Hoar

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La nonna di Utu-Tuuli Jussila è vissuta 94 anni (1925-2019). Fino alla fine, ha voluto abitare da sola nella sua casa di campagna a Ylihärmä, Finlandia, a chilometri di distanza dal paese più vicino.

Era malata di Alzheimer ai primi stadi. Immaginava, a volte, che ci fossero estranei nel giardino o in cantina. Per questo motivo, una fotocamera di sorveglianza era stata installata fuori dalla casa. Alla fine, l’apparecchio non ha mai rilevato la presenza di nessuno – soltanto la sua.

Quando Jussila trova le immagini scattate dalla macchina, sua nonna non c’è già più. Diventano un modo nuovo e inaspettato per incontrarla. Così, fotografie nate per non essere mai guardate si trasformano in un archivio in cui scavare. In cui passare tempo ad osservare, cercando dettagli: un’espressione, un oggetto, un’inquadratura insolita.

Vediamo la nonna lavorare in giardino. Trasporta un secchiello, passa la scopa, spinge un carrello. Non potremo mai conoscerla, ma impariamo a leggere i pattern delle sue giornate. Nella ripetizione troviamo il coraggio della sua autonomia. Il giardino, inquadrato sempre allo stesso modo, ci diventa familiare. Sbirciando attraverso un archivio di ricordi non autorizzati ci chiediamo fino a che punto possiamo arrivare a guardare.

La nonna entra ed esce dai bordi dell’inquadratura, i suoi vestiti cambiano secondo le stagioni. La fotocamera, le cui cellule vengono attivate dal movimento, a volte cattura l’immagine di corvi, conigli, gatti. Continuerà a farlo anche quando lei non ci sarà più: nelle ultime fotografie, datate 2022, sono rimasti i cerbiatti e l’ombra degli alberi. Alla fine di tutto, il giardino è un organismo che continua a respirare.