Pacifico Silano fotografa frammenti di riviste erotiche gay degli anni ’70–’80. In un periodo in cui l’eredità delle rivoluzioni sessuali andava incontro alla crisi dell’HIV/ AIDS, le riviste erano spazi di comunità e resistenza. Per Silano, sono oggi riserve di immagini possibili: ingrandendo elementi microscopici e isolando dettagli, il potenziale narrativo di ogni pagina sembra inesauribile.
Tenerezza, erotismo e romanticismo hanno l’ombra della mancanza e della malinconia. L’appartenenza e la liberazione si intrecciano alle perdite dovute all’epidemia di HIV/AIDS, tra le quali lo zio di Silano. Le immagini in mostra, semplici in superficie, hanno strati di significato. Silano le descrive come “cavalli di Troia”: oggetti del desiderio che diventano più ambigui man mano che li si osserva. C’è un’ossessione per le uniformi, per gli specchi e i loro riflessi. Mascolinità, violenza, stereotipi e narcisismo sono in costante tensione.
Stampate su tessuto, fluttuanti e fuori scala, le immagini chiave della sua produzione prendono matericità. Le osserviamo come oggetti, vediamo la grana che dà loro forma. La struttura della fotografia è la materia grezza con cui Silano lavora: reticoli di punti, ma anche significati malleabili e fragili che cambiano in base al contesto. Montate su piattaforme modulari di legno, fotografie scattate sul pavimento dello studio dell’artista possono essere mosse e ri-disposte nello spazio. È una finestra sul suo processo, sulla sua relazione con un materiale di partenza – l’archivio di magazine – che è tutto fuorché finito, ma aperto a ri-configurarsi sempre, così come il nostro sguardo.
Pacifico Silano (USA, 1986) è un artista il cui lavoro esplora la cultura della stampa e l'identità LGBTQ. Ha conseguito un Master in fotografia presso la School of Visual Arts a New York. Ha partecipato a numerose mostre collettive e personali in istituzioni come il Bronx Museum, il Tacoma Art Museum, il Museo Universitario del Chopo, il Musée de l'Elysée, l'International Center for Photography, l'Andy Warhol Museum, la Fragment Gallery, lo Houston Center for Photography. Il suo lavoro è stato recensito sul New Yorker, sul Financial Times e sul Washington Post. Tra i riconoscimenti ottenuti figurano l'Aaron Siskind Foundation Fellowship, la NYFA Fellowship in Photography e la partecipazione come finalista all'Aperture Foundation First Book Prize.
Via Camillo Casarini, 19 – Bologna
12-15 settembre
Gio 15:00-21:00. Ven-Dom 10:00-21:00