Partendo dalle domande di sicurezza con cui gli algoritmi verificano la nostra identità per proteggere gli account online, Security Questions riflette sulla distanza che divide noi esseri umani dai sistemi tecnologici che ci osservano, ci studiano, e ci valutano.
Qual è stato il nome del tuo primo animale domestico? Chi era il tuo insegnante preferito al liceo? In che strada hai vissuto durante l’infanzia? Una macchina ci interroga per verificare chi siamo. Davanti alle sue domande, non ci sentiamo riconosciuti - al contrario, diventiamo semplici dati al servizio di un algoritmo. L’abisso tra noi e le macchine che abbiamo sviluppato nel corso della storia per semplificare la nostra vita è sempre più profondo, un paradosso difficile da risolvere. All’assurdità del loro linguaggio corrisponde, tuttavia, un qualcosa di tenero e malinconico: è il loro tentativo maldestro di leggere la nostra unicità.
Come tracciare una linea tra ciò che è umano e non lo è, e chi diventiamo davanti alle domande serrate di un algoritmo? In questa mostra, l’ansia generata dalle tecnologie e dalla ricerca di una massima efficienza evolve, per Everett, in un malessere esistenziale più ampio: il suo affanno costante verso la ricerca della perfezione, vissuto nei molteplici ruoli di artista, insegnante, padre, ed essere umano.
Daniel Everett (USA, 1980), artista e professore, vive a Provo, Utah. Laureato alla School of the Art Institute di Chicago nel 2009, ha esposto in Europa, Nord America ed Asia, con mostre collettive presso la Biennale di Architettura di Chicago, Today Art Museum a Pechino, Kunsthal Charlottenborg a Copenhagen, L'Atelier Néerlandais a Parigi, e Luis Adelantado a Mexico City, e mostre personali all’Utah Museum of Contemporary Art, al Museum of Contemporary Art Chicago, e all’Utah Museum of Fine Arts. Ha di recente pubblicato due monografie con l’editore Actual Source, Vantage Point (2022) and Marker (2020).