Esiste un’alternativa a un mondo iper-artificiale e tecnologico? Non Technological Devices è una ricerca poetica sulla nostra ancestrale esigenza di immaginare il futuro.
A metà strada tra creazioni rudimentali e di fantascienza, gli strumenti “non tecnologici” costruiti da Azzopardi sono oggetti composti da materiali naturali. Sono cyborg organici, artefatti inventati il cui uso rimane ignoto. Le loro forme ci ricordano i dispositivi che popolano le nostre vite quotidiane: eppure, ci proiettano in immaginari altri. In mondi dove il corpo e lo spazio possano interagire diversamente. Dove l’equilibrio tra noi e gli altri terrestri, tra ciò che è umano e ciò che non lo è, possa essere riscritto.
La loro incongruenza - prolungamenti del corpo e al contempo ostacoli - solleva domande sul nostro rapporto con la tecnologia, con la natura e con l'innata propensione alla creazione. Quale potrebbe essere l’iconografia di un’auto-difesa ecologica? Possiamo esplorare altre forme di convivenza con l’ecosistema? Riusciremo a smettere di osservare la terra come una risorsa al nostro servizio?
Chloé Milos Azzopardi (France, 1994) è un’artista visiva, con sede su un’isola ai margini di Parigi. All’intersezione tra fotografia, performance e installazione, il suo lavoro genera mondi fittizi. La sua ricerca si occupa di ecologia, nuove tecnologie e la costruzione di immaginari del post-capitalocene. Recentemente, le è stato conferito il premio “Nuove Scritture della Fotografia Ambientalista” al La Gacilly Festival, il grant per artisti emergenti di Lucie Foundation, ed è stata in residenza presso la Villa Perochon. Il suo lavoro è stato pubblicato in magazine come il NY Times, il British Journal of Photography, Fisheye o Ignant, ed è stato esposto presso Łódź Fotofestiwal, Encontros da Imagem, Fisheye Gallery, e Athens Photo Festival.