All'inizio del XX secolo, prima che la fotografia fosse considerata una fedele rappresentazione della realtà, due ragazze ingannarono la comunità scientifica. Le loro foto delle fate di Cottingley vennero ritenute vere forse perché si voleva preservare un’idea romantica del passato rispetto a una società moderna e industrializzata, ma anche per la novità del medium. Un secolo dopo Arvida Byström esplora Internet come macchina di creazione di miti, chiedendosi come nuove combinazioni fra desiderio e uno strumento ancora poco conosciuto possano generare credenze. I miti oggi considerati verità non sono visti come tali e per questo difficili da individuare. Una curiosa coincidenza è che Cottagecore, un hashtag che definisce l'amore per le fate e la vita rurale del passato, sta guadagnando popolarità online. In tempi incerti gli esseri umani ricorreranno sempre alle favole?
Arvida Byström (Svezia, 1991) è una nativa digitale. Esplorando la femminilità e le sue complessità, spesso legate alla cultura online, viaggia in un universo estetico di corpi disobbedienti, bastoni da selfie e frutti in lingerie. L’artista è coinvolta in molti progetti importanti nella scena femminista, spesso al confine tra attivismo e pubblicità. Le sue fotografie sono state esposte in mostre d'arte in tutto il mondo. Conosciuta principalmente come fotografa e modella, partecipa anche a progetti musicali. Vive tra Los Angeles, Londra e Stoccolma.