La Linea d'Acqua affronta il tema della memoria attraverso una ricerca intima e metafisica sulla caducità delle cose e l'elaborazione della perdita. Il progetto trova origine nell'alluvione del Polesine del 1951 che ha segnato un prima e un dopo nella cultura contadina, lasciando fratture indelebili in persone e luoghi. Sara Palmieri riflette sul territorio e sulla sua capacità di contenere tracce. Il fiume, il paesaggio e i racconti di chi c'era sono dei dispositivi, l'immagine una superficie percettiva dove si incontrano dimensioni opposte: visibile e invisibile, passato e presente, astratto e concreto, fluido e solido. L'impossibilità della memoria di tramandare fedelmente la storia e quella del paesaggio di conservare segni visibili, generano matrici che cambiano come echi di un immaginario codice Morse. Gesti minimi che estraggono dall'oblio tracce in dissoluzione.
Sara Palmieri (Italia, 1974) è un'artista che vive e lavora tra Roma e la campagna veneta. Si è laureata in Architettura nel 2005 e per anni ha lavorato come scenografa e designer di interni. Utilizza la fotografia per indagare la percezione del tempo e della memoria attraverso la loro risonanza nello spazio che abitiamo. Le sue opere sono state esposte a livello internazionale in festival e gallerie. Con il libro d’artista La Plume Plonge à la Tête ha vinto il Premio Marco Bastianelli 2016 per il miglior libro fotografico italiano autopubblicato. Il suo progetto La Linea d'Acqua è stato finalista del Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee nel 2021. Il suo lavoro è stato pubblicato in diverse riviste internazionali.